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La Scuola di Fallimento

«Sbagliare è uguale ad essere creativi, se non sei preparato a sbagliare non ti verrà mai in mente qualcosa di originale»

Ascoltando queste parole la prima cosa che mi viene in mente è «si, è vero » ma non ci credo veramente. La realtà è che “fare un errore” è qualcosa di imbarazzante, vieni visto come una persona che non ha prestato sufficientemente attenzione alla situazione.

Il problema è che la nostra società stigmatizza il concetto di errore, gli errori diventano la cosa più grave che puoi fare. La persona è quindi orientata a pensare in modo sicuro, cercando di seguire processi standard senza troppo esplorare nuove strade, tenendo lontana la sua parte più creativa escludendoci dalla sua propensione a innovare.

«Tutti i bambini nascono artisti, il problema è rimanerlo anche da adulti» diceva Picasso.

Che fare quindi? Essere immuni all’errore? Frequentare una “scuola di fallimento”??

Beh esiste già ….

A Modena è nata la Scuola di Fallimento.

L’iniziativa ha l’obiettivo di insegnare a gestire e affrontare meglio il fallimento, non come una piaga o stigma sociale quanto, piuttosto, come un’occasione per acquisire consapevolezza, maturità e ripartire in modo più efficace.

E’ la prima scuola che nasce con lo scopo di insegnare a perdere per vincere attraverso l’uso di metodologie esperienziali, ludiche e immersive come teatro, roleplay e simulazioni, coaching, mentoring, gioco da tavolo.

Nella scuola si analizzano diversi tipi di errori a seconda del target di riferimento. Abbiamo, ad esempio, il corso sull’errore creativo e sulla percezione dell’errore altrui per gli insegnanti, i genitori e i manager; o i corsi sugli errori di rappresentazione, pianificazione e esecuzione per le imprese e le start up.

Quello che facciamo è di mettere a disposizione dei partecipanti ai corsi una cassetta di strumenti teorico – pratici per accogliere, analizzare e abbracciare l’errore.

STRUTTURA DELLE ATTIVITA’

Ogni corso si compone di 5 moduli che seguono quello che abbiamo chiamato ciclo dell’errore:

Nel primo modulo facciamo emergere la percezione soggettiva dell’errore.

Nel secondo analizziamo gli errori che appartengono a quel target specifico ovvero lavoriamo sugli schemi mentali che influenzano il nostro modo di pensare e di agire a tal punto da portarci a sbagliare e a compiere gli stessi errori.

Nel terzo lavoriamo sulla consapevolezza dei propri errori.

Nel quarto mettiamo in scena, in maniera leggera e talvolta comica, gli errori per poterli sdrammatizzare. Molto divertenti sono le simulazioni dei colloqui di lavoro o l’esposizione dei pitch di aspiranti startupper.

Nel quinto lavoriamo sulla costruzione di un percorso che porti al successo e al raggiungimento dei propri obiettivi nella consapevolezza che raggiunto l’obiettivo, vecchi o nuovi errori possono minare i nostri piani.

Infine ogni corso si conclude con una testimonianza di persone “conosciute” o che hanno storie straordinarie da raccontare: chi sbaglia deve raccontare l’errore perché solo condividendo il racconto gli errori si trasformano in fonte di apprendimento comune generando progresso.

ENTRIAMO NEL DETTAGLIO

Tutto parte da un esercizio di consapevolezza di ciò che suscita in me un mio errore (paura, frustrazione, ansia, disagio, esaltazione, azione, blocco, ecc.) e come reagisco agli errori altrui (li accolgo, li punisco, li vedo come una opportunità, ecc). Questo permette di avere una prima idea sul punto da cui partire e sul comportamento da modificare o assecondare.

Quindi poniti questa domanda, e se conosci la risposta passa al livello 2 altrimenti inizia ad osservare il tuo comportamento e quello altrui per trovare la risposta.

Se sei una persona che tende a rimuginare sugli errori commessi, al primo errore gratificati! E non focalizzarti sui tuoi punti di debolezza, ma su ciò che ti riesce meglio.

Superato il test della percezione si passa a quello dell’analisi.

Una ricerca del 2008 svolta presso l’Università di Harvard ha messo in evidenza che un imprenditore che avvia per la prima volta un’attività imprenditoriale ha il 18% di probabilità di successo, chi ha già fallito ne ha il 20%, chi ha avuto successo ne ha il 30%.

Chi ha fallito quindi non ha probabilità più alte di avere successo a meno che non impari ad analizzare gli errori commessi e dal fallimento non tragga spunti utili per modificare il proprio modo di pensare, di agire e fare business.

Le domande da porsi sono le seguenti:

Quali errori commetto sistematicamente?

Quali errori dipendono da me e quali da persone o situazioni che sono al di fuori del mio controllo ( mi raccomando non abusare di questo bias, ovvero esagerare con l’imputare ad altri errori tuoi)?

Se gli errori dipendono da te cerca le soluzioni (anche più di una) per porvi rimedio, parla con qualcuno che può offrirti un punto di vista esterno, e immagina tutte le possibili opportunità che quell’errore ti offre in termini di crescita personale o professionale. L’errore infatti può essere la via maestra per indicarti chi sei e cosa vuoi davvero.

REAZIONE DEGLI IMPRENDITORI

La Scuola ha acceso un dibattito sul tema del fallimento e dell’errore e numerosi sono gli articoli postati e pubblicati dopo il nostro primo corso.

In ogni caso sappiamo di essere oggetto di apprezzamento rispetto alle modalità con cui insegniamo a perdere per vincere e all’obiettivo, e di discussione rispetto, ad esempio, alla scelta del nome della scuola.

La maggioranza delle persone con una età compresa tra i 18 e i 45 anni sa comprendere il senso del nome e ci fa i complimenti.

Una minoranza di persone, per lo più imprenditori over 50, associa il fallimento a esperienze negative dovute a fallimenti legati a congiunture economiche negative o a chiusure di attività da parte di imprenditori che dichiarano fallimento per non saldare i debiti, e che poi riaprono l’attività magari con la stessa ragione sociale della società dichiarata fallita.

Noi vogliamo costruire una sana cultura del fallimento, una cultura in cui il fallimento non è vissuto come marchio indelebile e l’errore non è considerato uno stigma sociale invalidante ma un viaggio di scoperta di sé, dei propri limiti e dei propri talenti.

Pensiamo che servano regole a tutela degli imprenditori onesti e maggiori controlli per arginare situazioni al limite se non della legalità quanto meno dell’eticità. Il nostro compito però non è incentivare comportamenti imprenditoriali scorretti, ma esaltare la funzione pedagogica dell’errore.

LE NOSTRE REGOLE D’ORO!

Accogliere gli incidenti di percorso e gli errori senza nasconderli

Individuare gli errori ricorrenti e attivare meccanismi di correzione

Focalizzarsi non solo sulle politiche e attività ma soprattutto sulla cultura e il clima

Assumere collaboratori orientati al rischio

Incentivare l’iniziativa individuale facendo leva sulle motivazioni intrinseche (il gioco può essere di grande aiuto!)

Allenare le competenze creative: la disponibilità ad assumere rischi, la curiosità e l’immaginazione

Creare un ambiente ricettivo al contributo di tutti in cui coesistono gli esploratori e quelli avversi al rischio senza farli lavorare in nicchie separate

Lavorare sul gruppo e non sul singolo individuo condividendo un obiettivo ambizioso

Sdrammatizzare

Mettere in comune le informazioni e condividere gli errori

Fallire ancora, fallire meglio! Ma anche Considerare il successo una tappa e non la destinazione finale. Il fallimento è quasi sempre visto come contrapposto al successo pensando che se hai avuto successo vuol dire che non hai fallito.

Questo è un errore: il fallimento non è un’alternativa al successo ma è un requisito per il successo!

Intervista completa : https://www.raffaelegaito.com/scuola-di-fallimento-startup/

Pagina Facebook La Scuola di Fallimento: https://www.facebook.com/scuoladifallimento/


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