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I primi giorni

Il muoversi in ambienti per noi nuovi, come quello del lavoro, può portarci a provare emozioni contrastanti. È il primo giorno del tuo tirocinio e sai a grandi linee quale sarà il tuo compito ma non conosci cosa succederà realmente. Quale sarà il tuo approccio alla prima difficoltà? Quali risorse e comportamenti metterai in gioco?

Fare quella telefonata, inviare quella email, prendere la parola nella prima riunione, avere il coraggio di dire di no, relazionarti con sottoposti che hanno più anni di te sono situazioni che possono bloccare la persona.

Il tuo pensiero nel vederti in quella situazione e fallire ostacola la tua naturalezza provocando stress in quella specifica situazione e per le volte successive Es “ecco ora devo fare quella telefonata al cliente X e so già che mi metterà in difficoltà”.

I pensieri sabotatori ci rallentano e ci ostacolano e questo è un dato di fatto, al contrario di quello che si sente da motivatori e vari guru, non è possibile sentirsi sempre bene, essere sempre motivati, positivi, propositivi ecc.

E allora che cosa possiamo fare in quelle situazioni ?

Molto semplicemente …. accettarlo. Accettare che si sta provando una qualche forma di disagio nel fare quell’azione ed esprimerla verbalmente.

In queste specifiche situazioni noi ci giudichiamo e la maggior parte delle volte ingigantiamo quell’evento nella nostra testa, tutto questo perché non sappiamo o vogliamo esprimerla e accettarla.

Una piccola tecnica sta nel cercare di usare il “nonostante” invece del “se”.

Farò quella telefonata se mi sento bene --> Faccio quella telefonata nonostante mi senta imbarazzato

Farò quell’intervento se non parla nessun’altro --> Nonostante sia bloccato ora mi rilasso e faccio il mio intervento.

Se ho ricevuto tutti quei no vuol dire che ho ragione, non c’è lavoro --> Nonostante per ora mi sia andata male oggi andrò a quel colloquio.

Andrò a parlare con quella persona se sarò pronto --> Nonostante mi intimorisca faccio vedere al capo il mio progetto

Mi proporrei alle aziende se avessi la capacità di vendermi --> Nonostante ora non mi senta pronto, mi concentro e parlerò in modo chiaro del mio percorso professionale.

Se la situazione va bene riusciremo ad avere un ricordo positivo e la tensione nel fare quella cosa si sgonfierà un po’. La prossima volta ci sarà un intensità diversa di tensione, meno forte, la volta successiva ancora meno e così via fino a diventare un comportamento per noi normale.

Se la situazione va male la miglior cosa da fare è capire cosa si sbaglia ed essere pronti per la prossima volta. Anche quando si sbaglia la tensione si ripresenterà con intensità meno forte perché saremo più pronti della prima volta e se andrà ancora male saremo più pronti della seconda volta e così via.

La situazione peggiore sarebbe bloccarsi al giudizio superficiale e allo stesso modo troppo comodo del pensiero “ non ce la farò mai” o “si poi lo farò” o delegarlo ad un collega “lo puoi fare te?”

La tua realizzazione e la tua autostima non devono dipendere da quello che provi in quel momento. Proverai qualcosa di contrastante e di disagio ma sarà perché stai uscendo dalla tua zona confort e dalla sua uscita c’è la potenzialità di scoprirsi, di scoprire nuove parti di te.

Ammettere apertamente quello che proviamo (emozione di disagio) e svolgere il nostro compito vuol dire mettere in gioco altre emozioni, come il voler provare soddisfazione di aver fatto bene il mio lavoro, il voler provare la possibilità di crescere nel lavoro della mia vita. Metto in gioco quello che mi motiva che mi ha fatto scegliere quel lavoro, metto in gioco la mia personalità di non arrendermi, dimostro di aver imparato la lezione.

Ricorda infine che comportamenti e ed emozioni non si amministrano solo individualmente:

la famiglia, i gruppi di amici, le comunità di interessi, sono sistemi di risorse per affrontare insieme le sfide che ci riguardano come singoli. Non farti sviare dall’ illusione che devi farcela da solo, impara insieme agli altri, impara ad aiutare e farti aiutare.


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